FAQ - Miocardiopatia Di Chagas
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Qualcuno sà dirmi niente della sindrome cardiaca di Chagas ? Ne soffre la popolazione sud americana?


Essendo sud americano mi hanno avvertito che potrei soffrire di questa sindrome , ma non sò di cosa si tratta , riguarda al cuore e non è la malattia (parassitaria) di Chagas , ma sindrome
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Definizione

Lo scompenso cardiaco, o insufficienza cardiaca, è una sindrome clinica (ovvero un insieme di segni e sintomi) in cui il cuore è incapace di pompare una quantità di sangue adeguata alle richieste metaboliche dell’organismo. Può essere acuto, e quindi manifestarsi improvvisamente come una emergenza cardiaca, o cronico, sviluppatosi a seguito di un processo che ha coinvolto il cuore richiedendo un certo periodo di tempo. L’invecchiamento generale della popolazione, la maggiore speranza di vita, l’aumentata sopravvivenza post-infarto ha portato ad un aumento della prevalenza dello scompenso cardiaco che si aggira intorno al 20-30 per cento in persone di età compresa tra i 70 e gli 80 anni.

Cause

Le cause di scompenso cardiaco sono molteplici, alcune di esse possono essere sottostanti lo scompenso cardiaco e al tempo stesso possono anche portare al peggioramento delle capacità cardiache di un cuore già scompensato. Tra le altre:

* la cardiopatia ischemica, cioè l’infarto del miocardio o l’angina pectoris (che è la causa più comune);
* l’ipertensione arteriosa (spesso associata ad ispessimento delle pareti del ventricolo sinistro con funzione contrattile globale conservata);
* le cardiomiopatie familiari/genetiche e non (come la cardiopatia ipertrofica, dilatativa, restrittiva e la displasia aritmogena del ventricolo destro), incluse le acquisite come le miocarditi;
* alcune sostanze tossiche come alcol, cocaina, mercurio, cobalto e cromo;
* cause endocrine (diabete mellito, ipo-ipertiroidismo, sindrome di Cushing, feocromocitoma);
* cause nutrizionali (deficienza di tiamina e selenio, obesità, cachessia);
* altre cause (malattia di Chagas, molte infezioni anche da HIV, cardiomiopatia peri-partum, insufficienza renale, terapie inappropriate, prolungato stress emotivo e fisico).

Sintomi

Il paziente “scompensato” presenta sintomi caratteristici come dispnea (“affanno”) a riposo o da sforzo, affaticamento e stanchezza, anoressia, estremità fredde e talora nei casi più gravi confusione mentale. Tra i segni dello scompenso cardiaco i più tipici sono tachicardia (“battito accelerato”), tachipnea (ovvero più atti respiratori al minuto del normale), edema polmonare, aumentata pressione venosa giugulare, pressione arteriosa sistolica , ossia la massima, <90 mmHg, edemi periferici, epatomegalia, ascite, ridotta perfusione periferica e oliguria o anuria (il termine "oliguria" indica una escrezione urinaria <500 ml nelle 24 ore, mentre il termine "anuria" indica una completa assenza di diuresi). Inoltre possono essere oggettivamente evidenti anomalie strutturali o funzionali del cuore a riposo come cardiomegalia (cuore “ingrossato”), presenza di un terzo tono, anomalie ecocardiografiche ed elevate concentrazioni di peptidi natriuretici come BNP (B-type natriuretic peptide) e NT-proBNP (N-terminal pro-BNP). Una risposta clinica al trattamento con farmaci “antiscompenso” (come ACE-inibitori, betabloccanti, diuretici,ecc.) può essere talora utile qualora la diagnosi rimanga meno chiara.

Tipologie di scompenso

Viene di solito fatta una distinzione tra scompenso cardiaco sistolico e diastolico (sistole e diastole sono fasi del ciclo cardiaco). I pazienti con scompenso cardiaco sistolico presentano diminuità contrattilità e aumento della tensione di parete dovuta al sovraccarico di volume (come nell’aumento del precarico per insufficienza valvolare o shunt), o dovuta al sovraccarico di pressione (come nell’aumento del post-carico per stenosi valvolare, ipertensione arteriosa sistemica e ipertensione arteriosa polmonare). I pazienti con scompenso diastolico invece presentano ostacolato riempimento ventricolare (come per tamponamento, pericardite e ipertrofia cardiaca) e presentano i sintomi e i segni dello scompenso cardiaco mantenendo una frazione d’eiezione (ossia la frazione di sangue che il cuore espelle dal ventricolo sinistro ad ogni battito cardiaco) ventricolare >40-50%. Le due forme non devono essere considerate due entità divise considerando che molti pazienti presentano sia disfunzione sistolica che diastolica a riposo o sotto sforzo.

Due classificazioni vengono maggiormente utilizzate per indicare la severità dello scompenso cardiaco: la prima (NYHA - New York Heart Association) è basata sui sintomi e sulla capacità di esercizio, l’altra (ACC/AHA - American College of Cardiology / American Heart Association) descrive lo scompenso cardiaco in stadi basati sulle modifiche strutturali del cuore e sui sintomi.  (+ info)

Miocardiopatia dilataltiva di tipo ischemico: è vero che è genetica? mi sapete dire di più?


La malattia coronarica può essere ereditaria. Se sai che qualcuno dei tuoi consanguinei ha avuto un infarto in età giovanile, la malattia coronarica può essere un fattore ereditario della tua famiglia. Dovresti fare una visita medica per determinare il tuo rischio di malattia e per discutere sul da farsi se i tuoi rischi sono aumentati.

Per prevenire la malattia coronaria è fondamentale scegliere uno stile di vita sano: non fumare, non ingrassare, mangiare in modo sano e cercare di evitare gli stress, controllare la pressione arteriosa, il diabete ed il colesterolo. Tutto ciò significa eliminare i “fattori di rischio modificabili”, cioè le situazioni che possono danneggiare le coronarie e su cui noi possiamo fare qualcosa. Perché purtroppo esisto fattori ereditari, familiari su cui non possiamo fare niente. Se un nostro parente stretto: padre, madre, fratelli o zii hanno avuto un infarto aumenta il rischio che venga anche a noi. Se siamo in questa condizione di “rischio ereditario” occorre fare ancora più attenzione ai fattori di rischio correggibili.

In generale, l’80% dei casi di ictus interessano soggetti ipertesi e che, per esempio, è stata riconosciuta una predisposizione genetica all’ictus e all’ipertensione.  (+ info)

Intervento di Miectomia al cuore?


Cerco persone che hanno effettuato un' intervento di Miectomia al cuore, su una patologia di miocardiopatia ipertrofica, per sapere qualche informazioni. Grazie
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NON FARE L'INTERVENTO!!! a meno che tu non abbia almeno 3 chirurghi o cardiologi della sanità pubblica che te lo consigliano!! oggi purtroppo i chirurghi e i cardiologi spesso sono pagati in percentuale sul numero di interventi che fanno!! La clinica Santa Rita di Milano è solo la punta dell'iceberg, la situazione è uguale in tutte le cliniche private d'Italia, quindi non fidarti! vai a Pavia al centro universitario, dove probabilmente avrai un parere privo di interessi personali! o altrimenti vai da almeno 3 specialisti ...se tutti e tre ti consigliano l'intervento allora fallo pure. Ciao  (+ info)

che sintomi porta il cuore fibbrillante???


AIUTO...HO DAVVERO BISOGNO DI AVERE DELLE INFORMAZIONI BEN PRECISE. MIA MAMMA STA MALE..HA SUBITO DUE INTERVENTI AL CUORE. LA PRIMA E' CONTRO LA MIOCARDIOPATIA IPERTROFICA OSTRUTTIVA..ED E' ANDATA BENE. LA SECONDA E' CONTRO LA FIBBRILLAZIONE E NON E' RIUSCITA. ORA SI SENTE SEMPRE STANCA HA L'AFFANNO E SI SENTE DEBOLE. PUO' DERIVARE DALLA FIBBRILLAZIONE?? E COSA SI PUO' FARE VISTO CHE L'INTERVENTO NON E' RIUSCITA...DA PREMETTERE CHE PRENDE LA SINDROM (ANTICOACULANTE) E HA 62 ANNI. VI PREGO E' IMPORTANTE QUA I MEDICI NON TI SPIEGANO MAI NIENTE
per sonoflib...e' un sito molto interessante non conoscevo la sua esistenza..ho trovato un po' di cose ma non spiega che sintomi porta un cuore fibrillante ed e' cio' che io ho bisogno di sapere urgentemente. grazie un bacio
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I sintomi della fibrillazione atriale variano, quindi non tutti i soggetti avvertono le stesse sensazioni durante un episodio di FA. Alcune persone affette da FA hanno palpitazioni, flutter improvviso oppure oppressione al torace. Talvolta, poiché il cuore non pompa efficacemente durante un episodio di FA, è possibile provare un senso di vertigine, svenire o avere il fiato corto.

E' utile anche nella 'fibrillazione atriale cronica' un particolare intervento di 'ablazione' ideato dai cardiologi interventisti del San Raffaele finora utilizzato con successo in altri tipi di aritmie. Anzi, e' molto piu' utile della terapia farmacologica, finora ritenuta di elezione. Lo dimostra uno studio ideato e condotto all'Istituto Scientifico Universitario San Raffaele ed alla Michigan University (USA), pubblicato sul New England Journal of Medicine.

La fibrillazione atriale e' la piu' comune forma di aritmia cardiaca, nella quale l'atrio non si contrae in maniera ritmica e coordinata con l' attivita' dei ventricoli ma, a causa di scariche elettriche molto rapide, da' luogo a contrazioni molto veloci e ravvicinate (fino a 600 impulsi al minuto). In questa situazione il cuore 'corre' troppo ma e' come se stesse fermo perche' non riesce a contrarsi e quindi a pompare sangue.

In presenza di questo problema, il trattamento di prima scelta e' stato finora quello con i farmaci (antiaritmici, betabloccanti, calcioantagonisti, sartani). La cosiddetta 'ablazione' attraverso un catetere inserito fin dentro la cavita' atriale, che consente di 'spegnere' con impulsi di radiofrequenza l'origine della scarica elettrica anomala che causa la fibrillazione, era ancora considerato sperimentale. Comunque mancavano dimostrazioni scientifiche che ne dimostrassero la superiorita' sui farmaci.

Il New England Journal rende pubblica una sperimentazione randomizzata in doppio cieco con la quale i ricercatori del San Raffaele e della Michigan University hanno dimostrato che la tecnica di ablazione utilizzata non solo e' utile, ma che e' anche piu' efficace della terapia farmacologica.

"La tecnica interventistica utilizzata - ha spiegato il dottor Carlo Pappone, che ideo' una decina di anni fa la procedura, che e' stata gia' utilizzata al San Raffaele in circa 10.000 pazienti - si chiama 'ablazione circonferenziale delle vene polmonari' e si differenzia dalla normale ablazione transcatetere: quest'ultima si limita alla disconnessione elettrica delle vene polmonari dall'atrio; la nostra invece modifica la parete dell'atrio sinistro dove si generano gli impulsi anomali, riduce il numero delle onde che li innescano, elimina i gangli che conducono gli impulsi nervosi vagali". La procedura ha una durata di circa un' ora, non richiede anestesia generale e comporta una limitata degenza ospedaliera (2-3 giorni).

Questo particolare tipo di intervento, e non quello piu' semplice, e' stato sottoposto a sperimentazione: i ricercatori italiani e americani hanno arruolato 146 pazienti con fibrillazione atriale cronica. Un gruppo (77 pazienti) e' stato sottoposto ad ablazione ed un altro gruppo (69 pazienti) e' stato sottoposto a trattamento farmacologico utilizzando il piu' potente farmaco disponibile (amiodarone). A 12 mesi dall' intervento, circa l'80% dei pazienti sottoposti ad ablazione e' guarito; al contrario oltre il 90% dei pazienti che assumevano solo il medicinale ha continuato ad avere episodi di fibrillazione atriale e nel corso dello studio la procedura ablativa anche in questo gruppo di pazienti ha ottenuto circa l'80% di successo. Significativa e' stata la riduzione di ricoveri ospedalieri e di visite al pronto soccorso.

Un ulteriore accorgimento e' stato adottato per la prima volta, per dare una credibilita' pressoche' assoluta allo studio clinico: per evitare anche un sia pur minimo contatto fra gli sperimentatori e i controllori della sperimentazione, i pazienti sono stati seguiti scrupolosamente con tecniche di telemedicina attraverso la trasmissione diretta quotidiana di elettrocardiogrammi negli Stati Uniti, dove un centro indipendente (dal San Raffaele e dalla Michigan University) ha valutato i risultati senza che i ricercatori potessero accedervi e senza che i singoli controllori conoscessero la provenienza degli Ecg.

Contatta il San Raffaele di Milano ( quello omonimo di Roma non ha nulla a che bvedere) per un appuntamento.
N. 02- 26431  (+ info)

...perchè una miocardite determina dilatazione cardiaca?...?


salve a tutti....qualcuno potrebbe spiegarmi (in maniera chiara e semplice) perchè una miocardite determina dilatazione e può evolvere in miocardiopatia dilatativa?.......GRAZIE!...
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Proviamoci.. spero di essere chiaro e semplice il più possibile.
Una miocardite è una infiammazione del miocardio, ovvero la "muscolatura" del cuore. Se vi è un infezione vi può essere danno diretto del virus inizialmente, che può indurre apoptosi, già prima che si scateni il processo infiammatorio.
Durante il processo infiammatorio i leucociti che sopraggiungono liberano una serie di sostanze che danneggiano la parete (derivati dell'acido arachidonico, ROS..). Essi inoltre possono indurre apoptosi (morte cellulare programmata) dei miociti (le cellule del cuore) o anche necrosi. Ad esempio il macrofago libera enzimi come proteasi neutre (elastasi, collagenasi..) e idrolasi acide (lipasi acida, fosfatasi acida) che danneggiano le cellule.
Tutto chiaro fin qui?
Pian piano le cellule muscolari vengono rimpiazzate da tessuto fibroso, si ha una "organizzazione" dell'edema e dello stravaso di fluidi che pian piano viene sostituito da fibroblasti e collagene.
Questo tessuto non ha però la stessa capacità contrattile del tessuto muscolare sano. Il cuore non riesce quindi a pompare la giusta frazione di eiezione (l'adeguato volume di sangue che serve ai tessuti). Si dice che vi è diminuzione di "inotropismo" (forza contrattile). Questa riduzione della contrattilità porta a far sì che la parte sana tenti di compensare dilatandosi, stirata dal maggior flusso di sangue che si è accumulato nel frattempo (aumento di precarico), poichè il cuore non riusciva a buttare nell'aorta come detto in precedenza, la stessa quantità di sangue che riceve a monte.

La visione è molto semplificata, ma a livello elementare questo è ciò che succede.

Saluti  (+ info)


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